La guerra dei mondi (I)

[Di seguito è riportato il testo che abbiamo scritto per l’episodio del podcast dedicato al celebre romanzo di H. G. Wells. Il socio ed io ci saremmo dovuti scambiare una serie di battute, alternandoci nel discorso, ed il testo è organizzato in tal modo. Purtroppo il socio non è riuscito ad essere presente alla registrazione, pertanto l’audio, che può essere ascoltato e scaricato qui, presenta una struttura un po’ diversa. Il testo è un po’ lungo, ho quindi preferito dividerlo in due articoli separati.]

V: Benvenuti ad un nuovo episodio, il brano in apertura è tratto da La guerra dei mondi di Herbert George Wells, il romanzo più celebre dello scrittore britannico, che crea il tema dell’invasione aliena all’interno del nuovo genere letterario che è la fantascienza.
G: Buona parte se non tutti i film sulle invasioni aliene nascono da quest’opera. Ne parleremo in abbondanza nella seconda parte dell’episodio.

L’autore

G: Welles, attore americano di inizio secolo…
V: No, quello è un altro Welles, ci arriviamo dopo. Il nostro è uno scrittore e non un attore. Wells, nato in Inghilterra nel 1866, frequentò la Normal School of Science di South Kensington. Tra i suoi insegnanti ci fu Thomas Huxley, noto come il “mastino di Darwin”. Nonostante Wells frequentò l’università per soli tre anni, gli studi scientifici che compì lo influenzarono profondamente e indirizzarono la sua carriera, sia giornalistica che letteraria. Dopo un breve periodo come insegnante, una malattia, che lo costrinse ad un periodo di immobilità, lo fece avvicinare alla scrittura. Da lì in poi iniziò una copiosissima produzione giornalistica in buona parte a tema scientifico.
G: quindi abbiamo l’ennesimo caposaldo della letteratura che non si è laureato?
V: finì gli studi alcuni anni dopo, laureandosi in zoologia, ma non è un aspetto importante. Quello che ci interessa è che Wells utilizzerà alcuni suoi saggi e articoli come base per alcune delle sue opere: citiamo ad esempio L’isola del dottor Moreau in cui confluiscono molte delle sue conoscenze in fatto di biologia. Anche La guerra dei mondi nasce dalla saggistica di Wells: in un articolo pubblicato nell’aprile del 1896 su The Scientific Review con il titolo Intelligence on Mars, Wells riprendeva alcune fantasiose teorie fisiche dell’inizio degli anni Novanta per impostare il suo personale immaginario dei marziani; un ragionamento che non porta da nessuna parte, almeno da punto di vista scientifico, ma che è fecondo dal punto di vista della letteratura.
G: Wells può ben essere considerato il padre della fantascienza e a lui dobbiamo temi fondamentali in questo genere: la macchina del tempo e quindi il viaggio nel tempo, l’invasione aliena, il primo contatto con altre civiltà aliene (i seleniti), lo scienziato pazzo, il dottor Moreau, che incurante della sofferenza umana coltiva i suoi ideali di perfezione.
V: Wells opera una contaminazione diretta tra scienza e letteratura, piegando la sua saggistica alla speculazione immaginativa. Ma non si limita a questo: fondamentale, nei suoi romanzi, è vedere l’impatto della scienza sull’uomo comune e sulla società, come la prima cambi e influisca sul secondo.
G: Wells non ha protagonisti, bensì testimoni dei tempi.
V: Questo suo approccio sarà fondamentale nella fantascienza futura e lo differenzia da Verne che è più concentrato sulla meraviglia dell’invenzione e della scoperta scientifica, come abbiamo detto nell’episodio dedicato a Ventimila leghe sotto i mari. Il Nautilus è descritto con accuratezza e verosimiglianza ma è la sua unicità a renderlo irrilevante per l’uomo comune, la cui vita non viene toccata da tale meraviglia. In Wells accade l’esatto contrario e lo vediamo bene ne La guerra dei mondi.
G: la questione è che Verne è uno scrittore d’avventura, Wells no.
V: La visione del presente e del futuro che Wells esprime nei suoi romanzi fantascientifici non è certo radiosa: in La macchina del tempo l’autore ci narra chiaramente una distopia, un futuro in cui le magnifiche sorti progressive dell’umanità sono rotolate nel fango. Qui vediamo una differenza importante con alcuni autori che abbiamo già trattato alle pergamene, Heinlein e Asimov, appartenenti alla golden age della fantascienza e successori di Wells. Ciò che accomuna tutti questi scrittori, come altri autori di fantascienza ancora oggi, è il tentativo di immaginare il futuro per capire meglio il presente.
G: Wells scrisse vari romanzi nel corso della sua vita che durò ottant’anni, non solo a tema fantascientifico ma furono senz’altro questi a renderlo famoso fino ai nostri giorni, grazie anche agli adattamenti e all’eredità cinematografica.

Il romanzo

G: C’è attività su Marte: centinaia di osservatori astronomici rilevano grandi fiammate ed esplosioni sulla superficie del pianeta rosso.
V: c’è da dire che Marte andava parecchio alla fine dell’ottocento, grazie agli studi dell’astronomo italiano Schiaparelli e l’osservazione dei canali sulla sua superficie fece pensare che fosse abitato. Un’eco nella narrativa era forse inevitabile: Wells non fu il solo a subire il fascino di questa moda. Dopo di lui ci fu Barroughs a portarci sul pianeta rosso insieme al suo John Carter, personaggio a cui abbiamo dedicato un episodio; molte altre volte poi Marte comparirà nella letteratura fantascientifica.
G: Secondo Wells da Marte però non arriva nulla di buono: un oggetto celeste piomba nei campi di un paesino a circa trenta chilometri a sud-est di Londra. Si tratta di un grande cilindro metallico da cui fuoriescono gli alieni, creature mostruose che iniziano subito a disintegrare i curiosi giunti sul posto con i loro raggi energetici.
V: Da lì l’invasione ha inizio. Piove un secondo cilindro, poi un terzo e poi altri ancora.
G: Marte era forse il candidato migliore da scegliere come antagonista anche per richiami al mito: Marte era infatti il dio della Guerra per i Greci e chi meglio di lui per attaccar briga?
V: I fatti sono narrati in prima persona da un protagonista che Wells non si preoccupa di delineare, tant’è che non ha neanche un nome. La sua funzione è quella di testimone, insieme al fratello, che viene semplicemente chiamato “mio fratello”. Quest’ultimo racconta ciò che accade a Londra, mentre il protagonista rimane in periferia e, spostandosi verso la capitale, solo alla fine si ricongiungerà con il fratello.
G: Nonostante la mancanza di un approfondimento dei personaggi, la descrizione che Wells fa delle macchine marziane e della loro schiacciante avanzata è estremamente efficace e di grande impatto: ben poco può il pur potente esercito inglese contro i giganteschi tripodi muniti di raggi disintegratori, lanciamissili e letale gas.
V: Le cannonate ne abbattono alcuni ma la forza nemica è superiore e il morale delle truppe cede in fretta. Cosa accade nella capitale?
G: L’invasione inizia in campagna ma tale notizia a Londra è relegata a folklore locale o, al più a curiosità. I londinesi si sentono ben al sicuro inizialmente e mentre i primi paesini di campagna vengono rasi al suolo la mondanità nella capitale prosegue come se nulla fosse. Quando però i tripodi arrivano in periferia, si scatena il panico ed un conseguente fuggi fuggi che viene narrato dal fratello del protagonista.
V: il fratello, nelle sue vicissitudini è accompagnato da vari personaggi secondari, che sono resi in maniera molto efficace e contribuiscono al terrorizzante scenario di una metropoli sotto attacco e pronta ad arrendersi.
G: I marziani sembrano destinati a conquistare l’Inghilterra e forse il mondo in pochi giorni se non fosse per l’unico avversario che non hanno preso in considerazione:
V: Gea, la madre terra, è scesa in campo per difendersi. I marziani non conoscono le malattie né i batteri sul loro pianeta e saranno proprio questi a fare strage degli invasori.
G: Un espediente che da Visitors ad Indipendence Day non è mai mancato ad Hollywood ma che in tempi recenti lo vediamo come un po’ abusato.
V: A fine 1800 nessuno era mai andato nello spazio e le tute spaziali non erano nemmeno concepite e le uniche tute ambientali erano gli scafandri dei palombari. Che i marziani di Wells scorrazzassero nudi sulla terra è comprensibile e scusabile, che ciò accada sistematicamente nelle narrazioni degli ultimi 30 o 40 anni non lo è, sembra solo un brutto asso nella manica per sbrogliare una intricata matassa, ovvero alieni altrimenti invincibili.
G: in definitiva il tema fondamentale del romanzo è la paura dell’invasione straniera.
V: Wells cattura lo spirito del tempo, il sentimento di un impero, quello britannico, che sta scricchiolando ed è in declino. Anche nella macchina del tempo l’autore ci descrive una Londra distopica e trasformata da un conflitto. Sono scenari bellici che poi si concretizzeranno in quelli, reali, delle successive grandi guerre. Wells cattura ancora lo spirito di un mondo in divenire descrivendoci una guerra che non è più relegata a scontri tra eserciti nei campi di battaglia, come quelle napoleoniche, ma investe direttamente le città e le sue popolazioni.
Probabilmente il romanzo mette a nudo anche ad un altro timore, che viene direttamente espresso in una conversazione tra due personaggi: cosa accadrebbe all’Inghilterra se ci fosse una potenza straniera con le sue stesse mire e progetti colonialisti?

Fonti: La fantascienza di H. G. Wells, Mondadori Oscar Draghi, 2018; illustrazioni di Malleus.

Pubblicato da La Biblioteca del Gatto Rosso

La Biblioteca del Gatto Rosso è una trasmissione radio su libri, narrativa e cinema: ogni episodio è dedicato ad un autore o ad una singola opera e all'influenza che questa ha avuto nel cinema e nella nostra cultura. A partire dalla seconda stagione ho iniziato anche ad occuparmi di narratologia e tecniche narrative, ovvero di come funzionano le storie, anche dal punto di vista delle neuroscienze. La trasmissione va in onda su RADIO SVOLTA tutti i venerdì alle 18 (https://radiosvolta.it). Gli episodi restano poi disponibili come podcast: https://www.spreaker.com/show/la-biblioteca-del-gatto-rosso

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