Sergio Leone è uno dei più grandi registi della storia del cinema, uno di quelli che fanno scuola e, del tutto incidentalmente, è anche uno dei nostri registi preferiti, se non il preferito. Meno noto è il fatto che fosse anche un grande narratore, in grado di raccontare a voce i suoi film per inquadrature, film che lui aveva già in testa prima di averli girati. Più di una volta è riuscito a farsi produrre i film in questo modo, senza neanche un minimo di sceneggiatura pronta, ammaliando i suoi interlocutori con il vivido racconto delle varie scene, già montate alla perfezione. Era un visionario, un mago del teatro della mente.
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Non fu un regista prolifico, sia perché morì a soli sessant’anni e sia perché i suoi progetti erano ogni volta più grandi, impegnativi e faticosi: C’era una volta in America lo fu in modo particolare e logorò non poco Leone. Girò sette film in totale, iniziando con il genere peplum, per poi passare agli spaghetti western e per finire con un film sui gangster. Non fece in tempo a passare ai film di guerra, di quello che iniziò a progettare sulla battaglia di Leningrado abbiamo solo il racconto che fece della scena iniziale ai suoi familiari, a Verdone e ad alcune delle maestranze che abitualmente lavoravano con lui.
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I suoi film sono tuttavia uno più bello dell’altro, pieni di passione e attenzione maniacale ai dettagli e, per questo motivo, ci è sembrato riduttivo ammassarli tutti insieme in un solo episodio del podcast. Vogliamo dedicargli il tempo che meritano, quindi torneremo a parlare di Sergio Leone in più di un’occasione. Abbiamo iniziato con la Trilogia del Dollaro, che ci porta in un Far West crudo, sporco e violento ma che, come spieghiamo nell’episodio, è quasi proiettato in una dimensione mitica, immaginaria. Perché i film di Leone sono, come lui stesso ha detto, favole per adulti.
Buon ascolto.